Veneto mangiato dal cemento: 2. regione per suolo consumato, dopo la Lombardia
Dal 1983 al 2006, persi 331,59 chilometri quadrati di terreno (l’1,8% del totale). A Venezia spariti 7.000 ettari in 13 anni
Articolo di Marco Gasparin pubblicato sul Gazzettino online.

VENEZIA – Il Veneto finisce ancora una volta sul podio, ma in questo caso la medaglia non è di quelle che fanno sorridere dato che si parla di cementificazione del territorio. L’indagine dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sul consumo del suolo in Italia vede il Veneto al secondo posto alle spalle della Lombardia (viene stimato l’8,5-10,5% di suolo consumato contro il 9-12%), prima di Lazio ed Emilia Romagna (terze con 7,5-9%). Solo altre sue regioni superano la soglia dell’8%: Campania e Puglia. Più in basso il Friuli Venezia Giulia con 4,5-7,5%).
Un quadro molto cambiato dalla fotografia fatta nel 1956, quando la graduatoria delle regioni più cementificate vedeva in testa la Liguria, che superava di poco la Lombardia con quasi il 5% di territorio consumato, distaccando tutte le altre. Il lavoro analizza i valori relativi alla quota di superficie “consumata”, incluse aree edificate, coperture del suolo artificiali (cave, discariche e cantieri) e tutte le aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane (infrastrutture). Sono escluse, invece, le aree urbane non coperte da cemento e non impermeabilizzate.
Negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto ad una media di 8 metri quadrati al secondo. Come dire che ogni anno viene cementificata una superficie pari alla somma dei comuni di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8mila chilometri quadrati di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 nel 2010, un aumento che – sostiene lo studio Ispra – non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 metri quadrati per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340.

Basta guardare i dati sul consumo di suolo in Veneto tra il 1993 e il 2006 (l’ultimo rilevamento fatto dal Tavolo tecnico permanente di sviluppo disciplinare della Regione Veneto) per avere il polso del fenomeno: Verona è in testa con più di 10.000 ettari, seguita da Venezia con poco meno di 7.000 e Padova (5.000). Ci sono poi Treviso , 4.500 ettari, Vicenza (3.500). Chiudono Rovigo (1.500 ettari) e Belluno (1.000). Totale: 331,59 chilometri quadrati. In pratica la superficie che si ottiene mettendo insieme i territori comunali di Padova, Treviso, Vicenza e Rovigo.
Il problema in regione è sentito e lo dimostra l’appello lanciato sul finire dello scorso dicembre dalle forze economiche e produttive del territorio, da Confindustria a Confcommercio, da Confartigianato a Confcooperative. “Basta sprecare territorio!” spiccava a caratteri cubitali sulla richiesta rivolta alla Regione Veneto di imboccare la strada per uno sviluppo e una crescita sostenibili, che tra gli altri punti, chiedeva di “intraprendere un’azione di Governo locale condivisa per ridurre a zero il consumo di suolo”.
La Regione Veneto però si è appena presa una bacchettata da Confcommercio, dopo l’approvazione a fine 2012 da parte dell’assemblea legislativa del provvedimento sul commercio, che «va nel senso esattamente contrario alle affermazioni dei leader regionali – accusa l’associazione – a cominciare dal presidente Luca Zaia, per continuare con il vicepresidente Marino Zorzato e con l’assessore Maria Luisa Coppola, che hanno più volte dichiarato: “Basta consumo di suolo e cementificazione del Veneto”».