[BREVE PREMESSA]

C’è qualcosa di nuovo nell’aria. Una novità che siamo certi cambierà il modo di pensare e agire la geografia. Presto, si spera entro il 2018, l’Università di Padova aprirà infatti al pubblico il primo museo scientifico italiano dedicato alla geografia. Un museo che intende guidare i visitatori di tutte le età e provenienze a ripensare il proprio rapporto con il mondo, attraverso una visita coinvolgente che metta in luce l’utilità e l’attualità di un sapere che, come pochi altri, è capace di offrirci una visione di sintesi sulle realtà che ciascuno di noi vive quotidianamente. Il Museo di Geografia, seppur non possa ancora contare su un allestimento, è già attivo nel territorio attraverso diverse iniziative, tra le quali vi (ri)segnaliamo gli apprezzatissimi laboratori didattici.

Oggi, con questo post, il Museo di Geografia inaugura la sua prima rubrica: Geografia&Arte. Un appuntamento settimanale pensato appositamente per portare attenzione alla potentissima dimensione evocativa e pubblica della geografia, che ci accompagnerà fino all’apertura dell’edizione padovana delle “Giornate della Geografia 2018” promosse dall’Associazione dei geografi italiani​. La scelta di pubblicarla su Facebook è chiaramente intenzionale, con la speranza che i 40 appuntamenti (post) possano attirare e stimolare la fantasia di tutti, scandendo il ritmo verso l’apertura del Museo di Geografia, che tutti noi stiamo già aspettando.

Buona lettura e buon viaggio a tutti

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Joyce Kozloff – Targets (2000)

 

 

L’uomo ha da sempre bisogno di muoversi, di orientarsi, di capire che direzione prendere per non perdersi.  La mappa è lo strumento che gli permette di orientarsi e di esplorare il territorio, uno strumento che gli offre una visione “altra” che gli consente di conoscere ciò che gli è sconosciuto, unendo punti e disegnando percorsi.

La geografia serve a questo, ad indagare la complessità del (nostro) mondo . Essa è nel quotidiano delle nostre vite anche se non sempre ce ne accorgiamo. Lavoriamo tutti i giorni sulle mappe, posizioniamo e cancelliamo punti, seguiamo percorsi , anche inconsciamente. Utilizziamo mappe mentali per raggiungere i luoghi e le idee, costruiamo spazi rassicuranti per colmare quel vuoto abitato dall’ignoto e dallo sconosciuto che tanto temiamo.

Il mondo grazie alla geografia diventa così, come scrive Georges Perec,  “qualcosa di chiaro, di più vicino a noi: il mondo, non più come un percorso da rifare senza sosta o come una corsa senza fine, non più come una perenne sfida da accettare senza tregua, non come unico pretesto per una esasperante accumulazione né come illusione d’una conquista, ma come ritrovamento d’un senso, come percezione di una scrittura terrestre, d’una geografia di cui abbiamo dimenticato di essere gli autori”.

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Doug Beube – Strike Anywhere (2007)

La geografia ci aiuta a mettere ordine, dunque, rappresentando solo gli elementi che riteniamo necessari, compiendo un processo di selezione e astrazione che culmina nella carta geografica, per l’appunto. Parliamo di rappresentazione, di immagini che nel corso dei secoli sono state realizzate da grandi artisti per i loro mecenati. La storia dell’arte ha dato dimostrazione di come certi strumenti scientifici e di misurazione non fossero appannaggio esclusivo dell’uomo di scienza, ma fossero utilizzati anche da chi si occupava di tutt’altro, affascinando molti non geografi tra cui molti artisti, appunto. Indagando questo campo, scopriamo che le contaminazioni tra le due discipline esistono da secoli: un illustre esempio è il maestro olandese Johannes Vermeer, che nei suoi dipinti ritrae non solo l’astronomo o il geografo, ma anche i loro strumenti di lavoro, dal compasso al globo fino alle carte geografiche.

Questo dialogo tra arte e geografia è tutt’oggi vivo, infatti, come dichiara Francesco Tedeschi, “le pratiche geografiche sono forse oggi il terreno nel quale più a fondo l’esperienza artistica si immerge in una realtà che non è più oggetto e immagine da rappresentare o raccontare, ma luogo in cui intervenire, da ripensare o creare”.

Da questa prospettiva partono dunque la ricerca e le riflessioni sulla contaminazione tra questi due territori che potremmo definire “geografia artistica”. Emerge così chiaramente che la geografia sia un’arte fondata sulle arti (in particolare quelle della rappresentazione e del racconto) così come, a sua volta, l’arte sfrutti i linguaggi e i codici di questa disciplina per ampliare le proprie ricerche. Tra tutti, le carte geografiche, con il loro forte potere simbolico, hanno costituito il medium più attraente per gli artisti. Esse diventano così il punto di partenza di un’indagine che intende approfondire le più svariate modalità di scambio tra arte e geografia.

A partire da questi presupposti nasce l’idea di un viaggio che ci conduca a conoscere alcuni tra i maggiori artisti contemporanei attraverso le loro opere più “geografiche”. Un’indagine, una domanda aperta a mille risposte, un interrogarsi di fronte alla contaminazione tra scienza e arte, che intende approfondire le modalità e le diverse interpretazioni utilizzate per esplorare il nostro mondo.

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Jasper Johns – Map (1961)

Il percorso prevede molte tappe, ciascuna dedicata ad un’opera. Il martedì di ogni settimana vi proporremo dunque una nuova tappa, che sarà raccontata attraverso dei post pubblici, pubblicati nella pagina Facebook del Museo di Geografia dell’Università di Padova e raccolti dall’ashtag #geoarte.

Vogliamo così allenarci ad entrare e restare in contatto con un universo, quello artistico, che sebbene possa sembrare molto distante da quello geografico, può offrire visioni e soluzioni inaspettate ed efficaci. O viceversa, per poter parlare di tematiche geografiche attraverso i più diversi linguaggi artistici, cogliendone nuove sfumature e mettendole sotto una nuova luce. Attraverso lo scambio di idee e punti di vista indagheremo insieme territori nuovi, non più etichettabili come discipline separate, non più solo arte o solo geografia, ma fusione, mescolamento, per arrivare a immaginare nuovi modi di immedesimarsi nel territorio, nel vivere quotidiano, interpretandolo e capendolo con metodi non convenzionali.

Buon viaggio a tutti

 

La rubrica Geografia&Arte è curata da Sofia Brandolini

 

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