Ongini V., Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale, Editori Laterza, Roma-Bari, 2011
La recensione di Sara Bin
“Siamo noi perché altri, anche assai diversi da noi, ci hanno fatto e fanno così che siamo”, scrive Tullio De Mauro nella prefazione del libro di Ongini, racconto di un viaggio vero – durato due anni (2009-2011) da Cuneo a Palermo, passando per Prato, Roma, Matera, … – nella scuola multiculturale dell’Itala di oggi, il paese delle mille diversità che meritano di essere conosciute metro per metro. La bussola per leggere il libro è il verbo “distinguere” : Nord e Sud, città e paesi, pianura e montagna, biografie e contesti sociali, bambini, adolescenti e giovani, alunni stranieri di recente immigrazione o appena arrivati (i NAI, nuovi arrivati in Italia), che non conoscono la lingua o nati in Italia, che parlano italiano, dialetto o una delle lingue delle minoranze italiane (pp. 6-7). Ongini ci fa notare che sussistono tre elementi che distinguono l’Italia da altri Paesi europei: la velocità (il fenomeno migratorio è nuovo, ha inizio negli anni Novanta e ha subito un’accelerazione negli ultimi dieci anni), il policentrismo diffuso (molti sono i centri, le province con un’elevata percentuale di alunni stranieri), la molteplicità delle cittadinanze presenti nelle classi (180 le cittadinanze d’origine degli alunni “stranieri”, 194 gli Stati presenti). E una grande domanda: “Arlecchino in classe” ci fa perdere o ci fa guadagnare? (p.12) La risposta della maestra Calipari riassume lo scopo del viaggio e di questo libro “la presenza di tanti stranieri, adulti e bambini, è davvero un bene per l’educazione” (p. 146). Ongini ci restituisce la convinzione che tutte le diversità possono essere fonte di guadagno cognitivo e di crescita per tutti e soprattutto, che quest’idea c’è, non è stata abbandonata dalla scuola italiana.