di Alessia De Nardi [1]

 

Secondo Giorda, quasi tutto il sapere geografico può essere rilevante da un punto di vista interculturale “nel momento in cui si è consapevoli del valore sociale implicito in una determinata argomentazione” (2008, p. 50). Per l’autore quindi è possibile fare educazione interculturale occupandosi della maggior parte delle tematiche care alla geografia: dallo studio della popolazione, alla diffusione di lingue e religioni; dai sistemi economici alle questioni ambientali e climatiche, fino all’analisi dello spazio locale, come dimensione in cui si rendono quotidianamente evidenti dinamiche di trasformazione delle popolazioni, come dei luoghi e dei paesaggi, spesso per l’influenza della globalizzazione.

Provando ad indicare alcune direzioni più precise per praticare un’educazione geografica in chiave interculturale, si sono individuati alcuni percorsi [2] – strutturati intorno a concetti, ambiti di studio e attività pratiche – che includono:

–          le nozioni di spazio, ambiente, territorio, e paesaggio: da utilizzare per studiare i luoghi vicini e familiari, ma anche quelli lontani, in un’ottica transcalare, che tenga conto delle molteplici connessioni esistenti tra l’ambito locale e realtà più ampie (dal contesto regionale e nazionale fino al globale). E’ importante sottolineare, inoltre, che in geografia ciascuno di questi concetti possiede proprie specificità, che vanno opportunamente valorizzate:  per esempio, il concetto di ambiente è utile per focalizzare l’attenzione sulle numerose declinazioni del rapporto tra uomo-natura nei diversi luoghi della Terra; il concetto di territorio è utile per far comprendere i processi, culturali e non solo, attraverso cui l’uomo trasforma il proprio contesto di vita; la riflessione sul paesaggio è invece particolarmente efficace per far emergere il punto di vista soggettivo e il vissuto degli studenti nei confronti di quanto li circonda.

Si ricorda inoltre che la realizzazione di escursioni e/o viaggi, anche virtuali, è fondamentale per imparare a conoscere meglio lo spazio circostante e anche luoghi diversi da quelli frequentati quotidianamente, sviluppando capacità di orientamento e propensione ad accogliere punti di vista diversi dal proprio.

 

–          Le nozioni di confine, distanza, e direzione: possono essere efficacemente impiegati in percorsi didattici mirati a decostruire gli stereotipi nei confronti dell’altro, con sfumature diverse a seconda degli argomenti che si vogliono affrontare. Interessante è per esempio riflettere sul concetto di appartenenza territoriale: l’appartenenza si definisce tracciando confini, decidendo “chi sta dentro” e “chi sta fuori”; ciò ci aiuta a capire meglio chi siamo, quale è la nostra identità, ma può condurre al rischio di escludere l’altro dal nostro mondo, di discriminarlo perché “non è come noi”. Allo stesso modo, i confini non sono soltanto fisici, o politici, ma possono essere anche “mentali”.

 

–          I concetti di popolo, etnia, minoranza: si prestano soprattutto ad un’operazione di decostruzione che vada a smascherare il significato spesso improprio con cui vengono normalmente usati (per esempio grazie a ricerche di tipo etimologico-linguistico e/o alla lettura di testi letterari elaborati da altri popoli del mondo).

Possono rientrare in quest’ambito anche attività di decostruzione dei termini “tecnici” impiegati nell’insegnamento della geografia: essi infatti non sono mai neutri e sottendono una determinata visione della realtà (per esempio utilizzare l’espressione “continenti extraeuropei”, significa adottare un punto di vista “eurocentrico” sul mondo).

–          Lo studio dei processi di globalizzazione: si tratta di un argomento che permette di affrontare diverse questioni, dai problemi di tipo ambientale e climatico, a quelli politici ed economici (l’indebolimento del ruolo dello stato, per esempio, ma anche i conflitti derivanti da una ineguale distribuzione delle risorse tra i diversi luoghi della Terra). Utile sarà focalizzare l’attenzione sul concetto di interdipendenza che, oltre a far riflettere sul collegamento esistente tra fenomeni che avvengono a scale spaziali differenti, aiuta a far acquisire consapevolezza del proprio ruolo di abitanti del pianeta (efficaci in questo senso possono essere ad esempio i giochi di ruolo).

–          La nozione di cultura, soprattutto se approfondita in collegamento con lo studio dei fenomeni migratori: quali fattori hanno provocato e provocano l’aumento di tali fenomeni? Quali sono gli effetti che essi producono – dal punto di vista demografico ed economico, ma anche da quello socio-culturale – sui luoghi di partenza, di arrivo, sui nostri luoghi di vita quotidiani e su quelli lontani da noi? Si tratta di un argomento che può essere affrontato partendo dal vissuto degli studenti, facendo riflettere i ragazzi italiani e stranieri sia sulle loro diverse esperienze di vita, sia sulle differenze e somiglianze esistenti tra le loro culture di appartenenza. Attraverso questo percorso è possibile inoltre trasmettere l’idea che ogni cultura non è mai “pura”, ma nasce proprio dall’incontro con le altre e che tale incontro non deve essere considerato una minaccia, ma un’opportunità di arricchimento. Allo stesso modo, anche l’identità dei territori è frutto di un continuo processo di negoziazione, che avviene proprio perché “nuovi” e “vecchi” abitanti si ritrovano a condividere insieme un comune luogo di vita.

 

Come si vede, le nozioni e le tematiche cui abbiamo fatto riferimento appartengono sostanzialmente a due gruppi distinti: alcune di esse possono essere considerate propriamente “geografiche” (per esempio, “ambiente”, “territorio”) e si suggerisce di affrontarle mettendo l’accento in particolare sulla manifestazione di vari tipi di diversità; altre (“etnia”, “cultura”, “interdipendenza”) non fanno parte solo del bagaglio di questa disciplina, ma una loro trattazione in prospettiva geografica può aiutare ad affrontare meglio argomenti centrali sia per la geografia che per l’educazione interculturale (dalle migrazioni al conflitto tra culture differenti, dal rispetto per l’ambiente alla disparità tra Nord e Sud del mondo). In entrambi i casi lo scopo è quello di studiare la varietà del mondo per imparare a conoscere e comprendere la diversità: saper interpretare la complessità della realtà che ci circonda è infatti il primo passo per avvicinarsi all’altro senza paura, ma anzi con curiosità e con un atteggiamento aperto e pronto al dialogo (Marengo, 2007).

Riferimenti bibliografici

 De Vecchis G. (2011), Didattica della geografia. Teoria e prassi, Novara, Utet.

Giorda C. (2011), “Conoscenza geografica e cittadinanza. Un progetto per il territorio”, in Giorda C., Puttilli  M. (a cura di), Educare al territorio, educare il territorio. Geografia per la formazione, Roma, Carocci, pp. 45-54.

Giorda C. (2008), “La geografia e l’educazione interculturale nelle Indicazioni per il Curricolo: un progetto disciplinare di sostenibilità sociale, territoriale e ambientale”, in Volontari e Terzo Mondo, n. 4, pp. 45-56.

 Marengo M. (2007), Geografie dell’intercultura, Pisa, Pacini Editore.

Medi M. (2008), “Prospettive interculturali nei saperi e nelle conoscenze disciplinari: geografia”, presentazione dell’ intervento al quarto seminario Competenze disciplinari, competenze formative e competenze interculturali, corso di formazione Indicazioni per il Curricolo e interculturalità, a. s. 2008/09, Bergamo, 29 settembre 2008. [http://www.sportellostranieri.bergamo.it/la_formazione.htm]

Medi M. (2008), “Geostoria per l’Educazione interculturale”, materiali del seminario Prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze disciplinari. Area storico-geografica – 1a parte, 15 settembre 2008. PROGETTO A.L.I.S – anno IX. Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo [http://www.sportellostranieri.bergamo.it/scaricare/Geostoria%20per%20l%27EI.pdf]

Pitaro A. (1998), Didattica interculturale della geografia, Bologna, EMI

Rocca L. (2007), Geo-scoprire il mondo: una nuova didattica dei processi territoriali, Lecce, Pensa Multimedia.


[1] I contenuti qui presentati sono tratti da: De Nardi A., Linee-guida sul paesaggio per l’educazione interculturale, in corso di stampa.

[2] A tal fine si è fatto riferimento sia all’opera di geografi che si sono occupati di didattica della geografia, in chiave interculturale e non (De Vecchis, 2011; Giorda, 2011, 2008; Rocca, 2007), sia a quella di studiosi appartenenti ad altri settori disciplinari (Pitaro, 1998; Medi, 2008).

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