di Lorena Rocca
Presidente AIIG Veneto
Abstract
Il contributo intende delineare le prime riflessioni nate dall’intreccio tra didattica della geografia della storia e della musica. I filoni attorno ai quali si sviluppa la riflessione sono: (a) discorsi sul paesaggio sonoro (b) i luoghi e i tempi dei suoni (c) l’identità dei luoghi attraverso la musica. In particolare esplorando suoni e rumori (a) si apre uno scenario in cui la geografia smette di essere visuale e si avvicina alla musica. Questa rivoluzione sensoriale porta a forme geografiche differenti, a rappresentazioni cartografiche altre e allo sviluppo di competenze specifiche di ascolto, di identificazione dei rumori – attraverso la descrizione, la riproduzione, la codifica, la destrutturazione, la misura anche con l’uso delle tecnologie- per una mappatura sonora.
Allo stesso tempo la musica può essere concepita quale cronotopo (b) che ha in sé la dimensione del tempo e dello spazio. Se la musica è sicuramente frutto di un dove e quando, è anche vero il contrario, ossia che il dove e quando subiscono l’influenza della musica. Giacinto Scelsi pensava che la musica si potesse suonare una sola volta poiché quel luogo l’avrebbe portata con sé all’infinito e in qualche modo trasmessa ad altri. In questo rovesciamento di prospettiva ai geografi viene in aiuto l’impostazione fenomenologica di Dardel che, nel definire i luoghi li vede come spazi che vengono continuamente modificati dalle nostre azioni e il nostro vivere in essi dà vita ad una danza corporea che crea luoghi a nostra insaputa. Anche la musica nel suo agire – attraverso l’autore prima e l’interprete poi – crea dei luoghi a nostra insaputa. Questi temi, proposti agli studenti, maturano competenze riflessive rispetto al rapporto tra sé e luoghi.
Infine (c) la musica vista quale elemento culturale legante all’interno di una comunità diviene elemento di tradizione e trasmissione intergenerazionale della cultura di un territorio, delle impronte sonore che connotano in modo inequivocabile un luogo. Il riconoscerle, l’identificarle, il riprodurle permette di avvicinarsi a delle realtà uniche e di scavare nei luoghi che portano in sé un patrimonio culturale unico e per questo da riconoscere e valorizzare.
I luoghi sonori nella didattica della storia e della geografia.
Le presenti riflessioni si collocano all’interno delle attività del Progetto di Ateneo “Percorsi educativi di storia e geografia” coordinato da Lorena Rocca. La finalità del progetto di ricerca è centrata sull’affinare, condividere e mettere a disposizione della comunità scientifica e formativa, strumenti operativi e indicazioni concrete per la didattica della storia e della geografia basata sul sistema di competenze.
Uno studio esplorativo ha evidenziato alcune criticità relative all’apprendimento-insegnamento della geografia e della storia. In particolare si è rilevato che: a) i fenomeni storici e gli elementi geografici vengono spesso visti come fatti oggettivi da recepire passivamente e da memorizzare, e non come parte di un processo attivo di interpretazione della realtà; b) la circolarità dei programmi (veicolata dai libri di testo) punta l’attenzione verso “una sola” geografia, spesso ricondotta unicamente alle descrizioni fisiche, politiche ed economico-sociali del territorio; c) la visione limitata delle potenzialità della geografia è spesso conseguenza del fraintendimento del lessico di base (ad es. uso di “spazio”, “territorio”, “ambiente”, “luogo”, “paesaggio”, come sinonimi); d) vi è una notevole difficoltà ad analizzare un “fatto” in modo multiscalare, sia nella dimensione diacronica che sincronica; e) altro elemento deficitario è l’impiego delle carte mentali quale quadro di riferimento opportuno per comprendere i processi che si sono succeduti nel tempo e contestualizzare l’apprendimento; f) il contatto con il territorio è assolutamente insufficiente e finisce per trasformare la storia e la geografia in discipline puramente astratte in cui non è prevista una didattica sul campo, quando invece il territorio circostante è “luogo” privilegiato di una didattica laboratoriale; g) appare frammentario e non coerentemente progettato l’utilizzo della varietà dei linguaggi geo-grafici, funzionali allo sviluppo delle “intelligenze multiple” teorizzate da Gardner; h) di conseguenza anche l’uso dei mediatori didattici (film, narrativa, multimedialità, musica ecc …) è modesto e mal progettato. A partire da quest’ultima criticità si è focalizzata l’attenzione su un linguaggio: quello musicale. Nell’ottica della sperimentazione in vista della definizione di un curricolo verticale, sono stati coinvolti: musicisti esperti di didattica strumentale afferenti al Liceo Musicale C. Marchesi di Padova (ed in particolare i professori Stefano Alessandretti, Andrea Dainese, Alessandro Fagiuoli, Piergiorgio Simoni); studiosi del paesaggio sonoro (Roberto Gonella); il Prof. Paolo Zavagna, Docente di Musica elettronica presso il Conservatorio Statale di Musica “B. Marcello” di Venezia; le insegnanti della scuola dell’Infanzia “Vittorino da Feltre” di Padova (Marina Bedin, Patrizia Cricco e l’insegnante di musica Federica Bressan); le docenti di geografia delle cinque prime classi della Scuola Secondaria di Primo Grado “Vivaldi” di Padova (Stefania Ponchia e Federica Zin).
L’approccio di ricerca adottato è quello “collaborativo mutuato”. Rispetto alla ricerca “classica” questa metodologia si basa sulla condivisione delle esperienze, sull’individuazione delle migliori pratiche di dialogo e sull’aiuto reciproco nell’affrontare i problemi “sentiti” come emergenti. In tal senso il gruppo di ricerca diviene comunità di pratiche in cui vi è una netta contaminazione tra aspetti espliciti e taciti, di sapere e fare, di pensieri ed azioni. I prodotti sono il risultato di abilità individuali, ma soprattutto di gruppo, che passano anche attraverso le emozioni, la competizione, le delusioni e i successi.
Il gruppo, quindi, nel rispetto di tale approccio ed ispirato al modello dell’apprendimento esperienziale di Kolb (proposto in Pantano, 2013) ha progettato quattro percorsi – di cui due attuati in quest’anno scolastico e due di prossima attuazione- a partire dai medesimi traguardi di competenza:
1. per la storia:
Conosce aspetti e processi essenziali della storia del suo ambiente (…) e li sa mettere in relazione con i fenomeni storici studiati.
2. per la geografia:
riconosce nei paesaggi gli elementi fisici significativi e gli elementi storici, artistici e architettonici, come patrimonio naturale e culturale da tutelare e valorizzare.
osserva, legge e analizza i sistemi territoriali in chiave diacronica.
3. per la musica:
interagendo con il paesaggio sonoro consolida capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ad ascoltare, ricercare e discriminare i tempi e i luoghi dei suoni all’interno di contesti territoriali
A titolo esemplificativo si riporta lo schema di progettazione realizzato seguendo il modello di Kolb da Ponchia e Rocca (2013) per le classi prime della scuola secondaria di primo grado “Vivaldi”.
Riprendendo il filo rosso della riflessione teorica, la musica si pone come linguaggio della geograficità in grado di dare voce al rapporto tra uomo e territorio. In particolare l’approccio umanistico della geografia rende motivazione di questa scelta.
I linguaggi della geografia umanistica per unire la storia alla geografia
Dardel (1986) evidenzia il forte legame esistente tra l’oggettività dei territori e la soggettività umana. Il luogo ad esempio non è un costrutto sociale ma fa parte della natura umana.
Questo approccio fenomenologico costringe uno spostamento di sguardo: dai fatti geografici al loro senso. Per cogliere questa direttrice è necessario munirsi di strumenti in grado di amplificare le voci intrappolate nei luoghi. I più abili amplificatori sono da sempre gli Artisti. Musicisti, scrittori, pittori sanno entrare nelle pieghe del territorio, ne intercettano i sapori, i rumori, le usanze non scritte di ieri e di oggi… sono coloro che, con sguardo attento, colgono aspetti della storia e della geografia dei luoghi ad altri sconosciuti.
Mutuando l’approccio che Lando (2007) ha utilizzato per sondare il rapporto tra letteratura e geografia si può affermare che, attraverso un brano musicale, è possibile cogliere il «senso del luogo» (Lando, 2007). Questo indicatore, che avvicina la geografia alle espressioni artistiche e alla storia, si rifà all’idea che chi è attaccato ai luoghi non solo rende più vive le qualità oggettive dei paesaggi ma contribuisce a definire il significato, lo spirito, il senso del luogo. In genere cioè noi siamo legati ad un luogo attraverso il nostro profondo bisogno psicologico di sicurezza, stabilità, appartenenza: essere spiazzati, fuori luogo, privi di luogo, senza radici è una condizione negativa, del tutto innaturale, spesso insostenibile. Un luogo può incutere timore (una stanza buia in cui l’assenza di dettagli visivi dà, alla mente, la possibilità di costruire immagini paurose in situazioni altrettanto scabrose), soggezione (la maestosità di certi fenomeni naturali, di alcuni luoghi sacri o di particolari opere d’arte che ci appaiono come manifestazioni di qualcosa di sublime, di durevole che esiste di per sé e che trascende la vita), oppure può generare affezione e piacere nello stesso modo in cui si può affermare che siamo affezionati e tranquillizzati dalle cose quotidiane. Così ad ogni luogo, attraverso una complessità di legami emotivi, associamo uno spirito e una personalità. […]. nella musica questo traspare: l’Autore che sente con forza l’ attaccamento ai luoghi ha la capacità di eccitare, convincere, stimolare o semplicemente trasmettere informazioni. In questo modo, attraverso la musica, accresce l’attrattiva dei luoghi facendoli apparire desiderabili sia semplicemente per come sono, sia per i messaggi e le emozioni che ci trasmettono oppure, e questo è molto più importante, per i significati e simboli racchiusi in esso (Lando 2005).
Per quanto attiene il radicamento e le radici culturali (secondo indicatore) si evidenzia che la musica, attraverso il suo Autore, testimonia il profondo legame ̀ ad un determinato luogo una precisa appartenenza, un definito legame biunivoco tra abitanti e territorio, che deriva esclusivamente da un processo di fissazione culturale.
La musica non presenta la freddezza e l’asetticità della descrizione scientifica e, per questo, permette l’esplorazione di Terrae Incognitae dello spirito e dell’immaginazione. I brani, attraverso gli autori e i loro interpreti, sono cioè capaci di esprimere, attraverso la loro soggettività, situazioni interiorizzate, personali e vissute, mostrando così una notevole attitudine al ricordo e all’evocazione di esperienze territoriali (Lando 2003).
I luoghi e tempi della musica… Il cronotopo un connettore[1]?
Il termine cronotopo nasce nell’ambito delle scienze fisiche –relatività einsteniana – e sta ad indicare l’interpretazione dei sistemi di riferimento in maniera quadridimensionale, ovvero tre dimensioni relative allo spazio (lunghezza, larghezza e profondità) ed una rispetto al tempo. È con VernadskiJ (1988) che spazio e tempo non sono più letti su un piano astratto, ma in base all’osservazione diretta, fisico – sperimentale, dei fenomeni. Per l’Autore infatti spazio e tempo non sono categorie esterne e assolute (in senso kantiano) ma rientrano tra le proprietà degli organismi viventi che non vivono semplicemente nello spazio, ma, appunto, in uno spazio-tempo, in un cronotopo.
Il concetto di cronotopo della fisica viene poi preso in prestito ed adattato in altri campi come ad esempio quello della letteratura e dell’arte. In particolare Michail Bachtin (1937), lo ha definito come il rapporto tra le coordinate temporali e spaziali che danno forma ad un testo letterario. In questo contesto il cronotopo è un’organizzazione testuale in cui convergono le sequenze principali di tempo e spazio di un’opera artistica e che funge da matrice per la creazione di dialoghi, incontri, avvenimenti dove vengono rivelati idee e passioni dei protagonisti. L’idea alla base del cronotopo bachtiniano è che le dimensioni spazio-temporali di un’opera letteraria sono inseparabili ed in esse è possibile racchiudere le polarità “mondo proprio/ mondo altrui” […]. La dimensione dialogica è centrale (il riferimento alla teoria del linguaggio di Vygotskij è esplicito) avviene in uno spazio-tempo ed assume i tratti di un evento, il quale si salda alla nozione di responsabilità dell’atto (conoscitivo, etico, estetico).
Bachtin ancora afferma che:
l’uomo che costruisce il sapere e l’uomo partecipe della storia sono una cosa sola. La nostra conoscenza del cronotopo è un prodotto diretto della realtà concreta.
La nozione di cronotopo quindi, così com’è intesa da Bachtin[2], è strettamente collegata alla filosofia dell’atto responsabile e si basa su un principio dialogico binario (io-tu) quindi diretto in cui si esplica tutta l’espressione di sé rinunciando all’interpretazione di un’istanza superiore e condivisa.
In urbanistica il cronotopo viene inteso come un’area individuata da funzioni calendarizzate (Hutchinson & Batty, 1986). Ad esempio la funzione “istruzione primaria” che ha luogo dalle 8.00 alle 16.00 si concretizza nell’edificio scolastico o la funzione “trasporto pubblico” che si concretizza lungo una tal via dalle 7.00 alle 23.00. […]
In campo geografico il termine cronotopo viene utilizzato da Marina Bertoncin (2004) ed è inteso quale “oggetto territoriale” che “condensa un certo tempo e un certo luogo e cristallizza energia e informazione” (Bertoncin). In quanto oggetti territoriali, i cronotopi sono “legati a pratiche reificatorie, esiti di processi di strutturazione e […] proiezioni di pratiche denominative”. Ognuno di questi può essere utilizzato come “organizzatore problemico” per la storia e la geografia, come oggetto a cui porre degli interrogativi al fine di indagarne la stratificazione, per coglierne la lettura denotativa (dove si trova, cos’è, come appare) e quella connotativa (le territorialità di cui è segno e il ruolo che riveste nell’analisi). Nella ricostruzione delle dinamiche che hanno portato alla creazione di un certo oggetto, rilevanti e spesso trascurate sono le attorialità sociali e territoriali, in quanto forze che agiscono in un certo modo in un determinato momento. Solo portando alla luce queste dinamiche l’oggetto territoriale torna ad essere non un dato ma una possibilità, esattamente com’era prima di essere realizzato: detto altrimenti, risulta essere una scelta antropica rispetto all’uso delle risorse presenti. In questo contesto i meccanismi narrativi diventano strumenti attraverso cui prende forma il processo di organizzazione e attribuzione di senso dell’esperienza individuale passata. Mutuando il pensiero di Bachtin il dialogo nella sua forma binaria richiama la responsabilità del soggetto che, inserito in uno spazio e in un tempo, diventa attore protagonista di cambiamento.
Rispetto alla modalità di individuazione dei cronotopi si intravvedono due possibilità:
1. una lettura orizzontale in cui si ricercano su un territorio, anche di vaste proporzioni, artefatti appartenenti allo stesso contesto
2. una lettura verticale volta a realizzare una sorta di “transetto storico-geografico” in cui l’attenzione è centrata sulla stratificazione degli artefatti in una porzione di territorio.
Nella lettura orizzontale è il tempo ad essere circoscritto –attraverso la definizione del quadro storico -, in quella verticale è lo spazio -nella precisazione della struttura territoriale-.
In entrambi gli approcci il metodo proposto deve però partire dall’indagine di campo, dall’emozione della scoperta, dall’attenta e puntuale ricognizione territoriale, e dovrebbe essere sempre supportato dalle dense descrizioni di chi abita (o ha abitato) quel territorio e dà valore a quel cronotopo e a quelli ad esso connessi. In questo approccio l’attore è strategico e il suo racconto fondamentale per capire i rapporti di potere che sono sottesi all’organizzazione del territorio di oggi e di ieri.
In sintesi l’incontro con i cronotopi attraverso…
I cronotopi. Dalla definizione che ne fa la fisica, spazio e tempo non sono concetti astratti o categorie esterne assolute ma sono proprietà degli organismi viventi (Vernadskij). Per riuscire a cogliere il senso geografico storico dei cronotopi è necessario quindi avvicinarsi ad essi cogliendone gli elementi denotativi ma anche connotativi.
Dal punto di vista della pratica didattica, si tratta quindi di scegliere un cronotopo e di “decostruirlo/ricostruirlo” mettendo in luce le dinamiche e le attorialità che stanno alla sua origine: evidentemente, più l’oggetto è legato alla realtà degli alunni, più significativa sarà l’attività, in quanto si potranno mobilizzare anche le conoscenze pregresse possedute riguardo all’argomento – dai racconti paesani ai contenuti studiati in varie discipline – al fine di arrivare ad una lettura nuova e consapevole di alcuni elementi del proprio territorio.
Questo tipo di ricostruzione evidenzia come i cronotopi (che possono essere oggetti territoriali ma anche i documenti, le fonti, la letteratura, l’arte, la musica ecc.) possono produrre senso solo a partire dalle domande che vengono poste loro. È questa una maniera di sottolineare che le discipline – e la geografia in maniera del tutto particolare – sono saperi in costruzione e concorrono a sviluppare negli alunni un “atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi”.
La sfida lancia delle domande aperte: l’invito è partecipare l’11 giugno per cercare altre domande insieme
“Discorsi sul paesaggio sonoro…”
la musica “emozionando” contribuisce a leggere con maggior profondità il paesaggio (con l’idea che muovere viene da emovere composto dalla radice e (da) e movere (muoversi, spostarsi), quindi etimologicamente il significato di “emozione” è collegato al concetto di viaggio, spostamento da un luogo all’altro.
Quali geografie attraverso la musica? La geografia quando smette di essere prettamente visuale e si avvicina alla musica quale forma assume? Quale cartografia ne esce? Quale storia?
Percorso 1: “Esplorando suoni e rumori”
Storia del rumore “elevato” a musica. Dall’Intonarumori di Luigi Russolo (il 2 giugno 2013 ricorre il centenario della prima presentazione dello strumento) al treno di John Cage (1978).
Percorso di educazione all’ascolto (i 100 esercizi di educazione all’ascolto di Murray Schafer. Esercizi per identificare i rumori – descriverli – codificarli – misurarli – associarli ad una mappa)
Esperienza sul campo: le Listening Walks, passeggiate sonore.
Per approfondire questi aspetti l’11 giugno:
ü “Il mondo non si guarda, si ode”. Riportare l’udito al centro dell’attività sensoriale.
- Paolo Zavagna, Docente di Musica elettronica, Conservatorio Statale di Musica “B. Marcello” di Venezia.
ü Comporre i suoni del paesaggio sonoro.
- Stefano Alessandretti, Docente di Tecnologie Musicali, Liceo Musicale “C. Marchesi” di Padova.
ü “A caccia dell’orso: alla scoperta degli ambienti sonori”
- Marina Bedin e Patrizia Cricco, Scuola dell’Infanzia “Vittorino da Feltre”, Padova.
ü “Costruzione di strumenti e sonorizzazione della storia”
- Federica Bressan.
ü “Ho visto un fiume, vuoi che te lo racconti?”
- Antonella Calia, Docenti di Scuola Primaria, e Marinella Balducci, docente di Scuola Primaria e supervisore di tirocinio presso l’Università di Milano Bicocca.
ü “Sento, vedo, tocco, assaggio il territorio d’acqua intorno a me”
- Stefania Ponchia e Federica Zin, Docenti di Geografia, I.C. “Vivaldi” Scuola secondaria di primo grado.
ü “Ascoltiamo il paesaggio, esercizi introduttivi alla Soundwalking”
- Roberto Gonella
“La musica quale cronotopo”? come la musica influenza i luoghi? quali danze corporee creano luoghi a nostra insaputa? … forse anche la musica nel suo agire -attraverso l’autore prima e l’interprete poi – crea dei luoghi? si può identificare una “cartografia” basata dei molteplici dagherrotipi (Fagiuoli)?
Percorso 2: “I luoghi[3] e i tempi dei suoni”
co-costruzione di percorsi di scoperta dei luoghi e dei tempi attraverso l’esperire in musica.
Per approfondire questi aspetti l’11 giugno:
- Esercizi di ascolto e di esecuzione per la ricostruzione/decostruzione dei concetti.
Studenti del Liceo Musicale C. Marchesi di Padova; Alessandro Fagiuoli, docente di Violino e Laboratorio d’archi; Andrea Dainese, docente di flauto; Piergiorgio Simoni, docente di chitarra, Liceo C. Marchesi, Padova con Paolo Zavagna.
- “Un progetto di continuità attraverso la musica, la geografia e la storia”.
Anna Aiolfi e Monica Bellin, Rete di storia e geografia e il Laboratorio di Spinea.
- “Geografia e storia in piazza”.
Nadia Paterno, Docente di Scuola Primaria – Rete delle Geo Storie a scala locale – Laboratorio di Spinea.
“Identità dei luoghi attraverso la musica[4]”
Percorso 3. La musica della gente
Quali impronte sonore esistono al mondo? Ci sono davvero musiche legate a determinati ambienti? Quali sono gli elementi culturali che nascondono? Che senso hanno in un contesto come quello attuale? Che valore hanno per la comunità? La musica si colloca davvero quale tradizione e trasmissione intergenerazionale della cultura di un territorio?
Per approfondire questi aspetti l’11 giugno:
- Educare al paesaggio sonoro – Stefano Malatesta
Stefano Malatesta, Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università degli Studi Milano Bicocca.
- La scoperta del paesaggio sonoro nella scuola dell’infanzia e primaria
Enrico Squarcina, docente di Geografia e Didattica della geografia, Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università degli Studi Milano Bicocca.
[1] Paragrafo scritto con il contributo di Daniele Agostini.
[2] http://www.academia.edu/680772/Sulla_genesi_e_il_significato_del_cronotopo_in_Bachtin
http://rinabrundu.com/2012/04/20/generale-di-francesco-de-gregori-cronotopo-dei-tempi/
[3] Qui per luogo si intende adottare la visione umanistica di Y.F. Tuan (Space and place: The perspective of experience, 1977) lo spazio vissuto
[4] Indirizzo sociale Radical Geography (David Harvey, Doreen Massey, Pat Jess): Luogo come costruzione sociale,̀ composto da diversi spazi di attività
Molto interessante! In Musicheria.net (http://www.musicheria.net/Rubriche/?p=578&t=Paesaggio_sonoro) abbiamo una rubrica specifica sull’argomento e saremo ben lieti di ospitare, se vi fa piacere, vostri contributi.
Grazie della proposta Mario, la inoltreremo a coloro che sono intervenuti!
C’è quache possibilità per la pubblicazione su Musicheria dei vostri contributi?